venerdì 21 novembre 2014

Verità e riconciliazione

Pensavo di vedere anche la riconciliazione oltre la verità nello spettacolo Ubu and the Truth Commission, invece il livello di pesantezza è stato tale da far perdere forza alla messa in scena, e alle molte cose belle che conteneva. Dall'orrore non c'è scampo se la riconciliazione non emerge, sono solo vagoni di sangue, ossa rotte, botte, esplosioni, omicidi e torture. L'idea della riconciliazione è una prova di grandissimo coraggio: tutta la comunità è ferita a morte, deve poter curare quelle ferite a costo di riaprirle, per pulirne l'infezione. E lo deve fare collettivamente, altrimenti la vita non riserva più altro che una catena di dolore personale dal quale nessuno potrà partire per una trasformazione, rimane solo la possibilità dell'oblio, che non scalfisce nemmeno un po' questo pozzo di orrore. Certo non è mica tarallucci e vino, ma ha molto più senso che aspettare che passi 'a nuttata, come in tanti hanno fatto qui dopo la caduta del regime fascista, a fare finta che non fosse successo nulla oppure si, è successo, però ovvia ormai è passato, andiamo oltre, senza ripensarsi collettivamente: e ne vediamo bene gli effetti, settant'anni dopo.
Il sedimento non muta la sua natura, l'humus è avvelenato, i morti sono invano, non hanno ri-conoscenza, s'ammucchiano senza identità come nelle dittature sudamericane, come in tutto il mondo. L'apartheid torna facilmente, si sposta più a nord, si allarga a macchia d'olio; si paga solo a volte, e chi paga a volte non si ripensa affatto, che è quasi come non aver pagato nulla.

Sul lavoro del tribunale per la verità e la riconciliazione:
http://www.presentepassato.it/Dossier/Diritti_98/14commissione_verita.htm


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