giovedì 20 settembre 2012

Vidal


Fu ucciso a Dachau vent'anni prima
del vostro matrimonio Vidal

salta all'occhio la fatidica, che altro non ho
che segnali di voi a ritroso per date.

Appocoappoco ci siete poi andate
in questo buio di strade ritrovate
le mie sprucide vie di tutti i segni

Salta ma all'occhio la fatica
di non avere rimorsi né rimpianti
e grossa ma fatica di vivere, inaudita


Bum, bum, bum fa questo nel silenzio
il di lui silenzio immoto irricevibile il movimento
inaudita, irricevibile e tutti lo sapevano
tu basita sempre

Infatti sono oltre e sono altrove.
E Vidal è morto per il nostro futuro, eppure
siamo tutti ubriachi.

Intendersi


Il gelo dentro ha occhi che non vedono
senz'anima e senza scopo l'intreccio dell'ossessione
un placido passare di corpi alla deriva
e di sale alla bisogna,
senza evoluzione.

Non c'è tempo per guardarsi in faccia
dirsi cose vere da tutte le angolazioni
tranne l'inganno, tranne lo scopo
dire verità qualora si sappia fare male
misuro le misure la cautela la gola muta


misuro le ore a passaggio di stato
a passeggio di me
e sulla mia pelle

intendersi non suona suoni
non intona canti
animale si perde alla distanza
troppo sole, troppa luce, troppa aria
vento che non aiuta la sosta

giovedì 23 agosto 2012

intendevo altro, non l'accompagno di decorazione a ostinati sabotatori.  
m'annoiano i giochi di possessori e posseduti,
chi cerca schiavi in deliri di onnipotenza,
chi si fa una ragione d'esser servo, convinto che sia la sua libertà.
Il tempo morto nel quale la tua qualità d'essere umano la lasci ingabbiare nelle ragnatele d'altri di cui non ti importa un cazzo è morto per davvero, non ritorna, e l'hai speso senza senso. Ma lasciamolo andare, va', lo dicono tutti gli espertoni della new age che sanno come si fa, loro si che lo sanno. 
Del resto io conosco solo la fuga, perciò non faccio testo...

venerdì 20 luglio 2012

Benigni, l'Inferno e il lavoro


Stasera Benigni mi ha fatto pensare a un poeta fiorentino, dantista stimato, che Dante avrebbe messo proprio nell'undicesimo canto, visto che un anno fa si è ammazzato. 
Mi ci ha fatto pensare perché sempre quando sento Dante penso a Massimiliano, e perché ha speso energie per ricordarci che nel lavoro siamo sostanza, e non numero, e che un paese che prende a calci il lavoro affossa se stesso.
Massimiliano Chiamenti, poeta e studioso, per mangiare vendeva i suoi libri sacri.

gianfranco folena
{di Massimiliano Chiamenti}

oggi sono agli arresti domiciliari
per così dire
perché mi sono finto malato per rabbia
e così devo attendere il medico fiscale
come dice la legge
nel mio domicilio
e la mia rabbia è infatti questa
che lo stipendio è in ritardo di quasi tre mesi
la busta paga non arriva
e quindi non ci sono più soldi
né per mangiare
né per l’affitto
né per un’ora di svago serale
e poi questo lavoro a scuola non mi piace
mi sta uccidendo dentro
odio i colleghi la preside la campanella i custodi
i registri la burocrazia la mentalità i metodi
allora mi chiudo in casa
e faccio la casalingua
unico mio contatto col mondo là fuori
questo computer dove ora scrivo
comprato al discount
dove mettere annunci in rete
vestito da donnaccia
click e attendo
e
puntualmente
il telefono suona
il campanello suona
stavolta
è uno studente di lingue straniere
tunisino
educato e ben vestito
fidanzato e figlio di papà
mi dice sei carino
e da me vuole baci carezze e sottomissione
sono così contento
che vengo quasi subito
come mi capitava da ragazzino
e tutto questo non mi sembra vero
che bastino calze parrucca bionda e rossetto
a conquistare le attenzioni dei bei ragazzi
i bei ragazzi
che quando io sono in jeans e maglietta
mi evitano accuratamente
ma è proprio così
quando gli sembro la loro mamma introita
e in privato con le tende ben chiuse
cambiano radicalmente
diventano loro stessi
mi vengono a trovare e mi adorano
sì soprattutto gli africani
snobbati dagli italiani ignoranti e paurosi
già i nordafricani
e infatti il discorso cade subito su adel
ma questo suo connazionale
è più bello più giovane più fine di adel
ma non ha il fascino torbido di adel
e spero che chiodo schiacci chiodo
ma invece noto solo le differenze
e comunque tutto fila liscio
poi
arriva puntuale la richiesta di una mancetta
ed è giusto così il più giovane è lui
vorrebbe un vocabolario di italiano
e io aristocratico decaduto povero in canna
inferiore per censo ma superiore per rango
così credono gli altri che io mi creda
lo sorprendo e il mio cucciolo sgrana gli occhi
gli regalo infatti il più bello che ho
quello perfetto e completo
a cura di gianfranco folena
e così un’altra foglia si stacca
dall’albero della mia vita accademica
e il volume sulla cultura veneta del trecento
lo venderò domani per mangiare
però mi consolo pensando
che lo studente col mio vocabolario
tutti i giorni intento a studiare la mia lingua
ricorderà me tutta nuda e la mia lingua

mercoledì 30 maggio 2012

Rinunciare

Rinunciare 
dopo lunga ostinazione 
allo scanso di attesa, 
di pietra che non costruisce.
Era qui che s'arrivava, 
nessuna palafitta parallela 
a impalcatura dell'anima, 
contro i coccodrilli.
In scena la danza non si finge:
è fatica del corpo 
se la mente è perduta.

Ho fatto occasione del posare 
non a caso l'ascia, 
speranze che asciugano
nella trasparenza
incerta dei sogni,
sempre sognando a caso.

Non hai chiesto
sopravvissuto
al tuo cerchietto noto
sei ritorno senza occhi.

doppio binario
che nega la strada che percorri,
un passo dietro l'altro
sempre all'incanto 
della tua sirena.

Rinunciare è sano
lasciar andare è sano
un mondo di sanità
per scelte giuste

perché le tue, le tue sono sbagliate.
Sogni sognati mai tessuti
sulla trama del tempo
a punto croce.

Domande che si incagliano nei denti.

Ora vai, che è tardi 
e non c'è strada
è tutto un campo di buche 
dove cade il velo.