domenica 14 novembre 2010

Lasciar andare


Mi sono abituata a trovare le connessioni per decidere che va cambiata la leggerezza, o la pesantezza, oppure tutte e due, e non si può credere nei sogni di quando si era piccoli perché è passata l’infanzia del sognare, il solco è tracciato, tutto si cambia ma non si può fare finta di non aver vissuto.
Non ci si può fare il problema dell’esser dimenticati o del dimenticare, bisognerebbe non dimenticare chi si è e cosa si vive assieme agli altri. Ricordarsi di sé al centro della questione spiana i dolori, come la fame; diventa primario non restare appesi alle illusioni. Tutto passa, tutto. Saremo noi a decidere cosa è stato importante e cosa è meglio lasciar andare.

martedì 2 novembre 2010

Dolersene


Per quanto si possa non dolersene
me ne dolgo
pure se altrove fischietto,
canto e rido.

Per quanto si possa dolersene
sforzo le marce al piacere
che si porti tutti
all'inferno.

Tempo di valigie, lo insegnava
Mary Poppins.

Tempo di smontare, montare,
rismontare, rimontare.
Sforzo il pulsare nelle vene
che monta, monta,
smonta pensili e armadi.

Preparare altre cene,
sgonfiare il cuore
che esplode e non deve.

Non c'è che la tua solitudine
in questa piazza troppo abitata.
Incontro l'assenza
il grido un morso allo stomaco
preda d'umori.

Un carico di mele marce nella mia stiva
e l'inverno alle porte.

sabato 9 ottobre 2010

Cadono le foglie









In questo silenzio
che abbia forma o colore un corpo o calore
o entusiasmo all'incontro
è come miraggio di oasi al deserto, braci nella neve.

Hai sperso il mio tempo con lo sguardo
vuoto del passante, io
dall'altro lato della strada
gridavo un nome che non t'apparteneva.

Brutta malattia il non tenersi in alcun luogo,
come un sasso raccolto e poi gettato.
Ho pianto quel tuo nome un anno intero
nel non luogo che ci ingoia per il sonno.

Innocuo al vuoto ti è parso il silenzio
ma era lama di stupore,
una grandine di caramelle
che sulla lingua diventano di gesso.

Ho riso altrove, brindato al mio ritorno,
chilometri in salita e discesa
per essermi compagna
in quel che si spegne perché lo si vuol spento.

sabato 28 agosto 2010

l'amore non fa prigionieri

Da Riomaggiore a Manarola c'è la via dell'amore. L'ho percorsa che pareva di stare in fila per prendere la metro, e già questo levava eventualmente la poesia del suo altisonante epiteto.
Tutto il percorso è poi decorato con una cascata di inquietanti lucchetti appesi ovunque possibile. Avevo letto di questa pratica propiziatoria resa celebre - inventata mi par troppo - da uno che fa soldi sul target adolescenti. Promessa d'amore, sugellata dal lancio della chiave nel tevere, nell'arno, nel bel mare delle cinque terre: ma cosa vuoi promettere se cominci subito con un lucchetto?
Questa tappezzeria di ferraglia mi ricorda catene da schiavi, la chiave ad arruginirsi nell'acqua più vicina.
Ma il cuore non è incatenabile, nemmeno se guarda verso l'infinito orizzonte del mare.

venerdì 2 luglio 2010

Il mago




Non verrò alla porta.
Son già stata da altri vestita
come sposa bambina
ornata di doni,
comprata e venduta a caramelle:
d'abisso è la porta del mago incantatore.

giovedì 1 luglio 2010

Didascalica


"Chi sogna i milioni, chi gioca d'azzardo
chi gioca coi fili chi ha fatto l'indiano
chi fa il contadino, chi spazza i cortili
chi ruba, chi lotta, chi ha fatto la spia "

A volte è fatica prender maestri e imparare, guardare senza vedere il fondo delle cose, senza nemmeno desiderarlo.
Fallire bisogna, serve a imparare, o a chiudere l'uscio, chiedere rifugio a se stessi nel mondo.

Nel frattempo se arriva dolore prende il largo l'arido, s'allontana l'opportunista.

Compagni di strada che svoltano all'incrocio del tempo e del caso, costruito prima nella mente, come una fortezza indissolubile.

E' altro quel che chiamo cura, forse nemmeno la conosco, perciò la immagino.
Condivisione è di cuore e fa un altro percorso dalla mente, la grande Inceneritrice.

L'immaginazione invece ti salva la pelle, accoglie e distoglie, trasforma in mille salse diverse il brutto che ti si affaccia alla vita. Te lo immagini foriero di significato profondo, invece è sempre semplice, di una banalità disarmante.
Nella cura s'affanna, è fatica ai sordi, asincrona ai tardivi.
Poi c'è chi se la racconta: si dice le favole per paura di non volersi bene, chiude in gabbia tutte le bellezze e si sparge come rena nell'arena, adattandosi al peso del toro. Spiaccicandosi al suolo.

Intorno si intreccia un coro di voci a richiesta, e ti rapina un cantante alla volta: ma se tu sei sparso, che ti frega, nemmeno t'accorgi.

L'umiltà, nel torto o nella ragione, è assai meglio dell'arroganza.

Ma il cielo è sempre più blu

sabato 5 giugno 2010

כשרות


Ci sono cose che non posso chiederti e vorrei sapere. Cose quotidiane, cose degli antichi, l'intreccio tuo di terra con il tutto che era così bello da ascoltare. Si poteva partire da un punto e trovare un filo lunghissimo di perle rare, assieme ai profumi della tua cucina e la musica a girare sul piatto dello stereo.

Giorni normali e rari, giorni di pace e sorriso che ritento sulla mia strada: te li dedico tutti, mi sei stato maestro.

Capite nobis vulpes parvulas, quae demoliuntur vineas; nam vinea nostra floruit.

(Cantico dei Cantici)

mercoledì 12 maggio 2010

Solo l'arte è utile


Solo l'arte è utile. Fedi, eserciti, imperi, atteggiamenti: tutto passa. Solo l'arte resta, per questo l'arte si vede: perché dura.


Fernando Pessoa

venerdì 30 aprile 2010

Che vita è senza musica?

Ascolto Jeff Buckley e penso agli orchestrali di tutta Italia che si sono visti grattare via fette di stipendio: un "privilegio", "uno spreco, ma che è lavorare, quello?" dicevano tanti, tutti quelli che si riempiono la bocca con lo spreco di denaro pubblico e che adesso gongolano nel giudicare "di qualità" o meno intere orchestre.

Penso a donne e uomini che hanno messo anima e passione nel loro lavoro - senza le quali la musica è fredda e inutile, una sterile sequenza di suoni - con gli stipendi risicati dalle cattive gestioni di amministratori incauti e strapagati.

Ma che paese sei, Italia, che ti fai governare da gente che prima rapina e poi fa pagare te in qualunque maniera?

E penso alla MUSICA, vorrei che potesse venire qua di persona, difendere la propria esistenza.

Musica, musica, musica, musica, musica, che ingiusto il mondo con te, ti dovresti ribellare, sparire tutta, in tutt'Italia, magari per un giorno lasciarci tutti nel silenzio.

Accendi la radio: muta.
Accendi lo stereo: il cd non gira.
Prendi uno strumento: non suona.
Provi a canticchiare: non esce la voce.

Quelli che avevano la voce flautata si ritrovano all'improvviso una voce piatta, un po' afona.

senza musica non si può neanche ballare, tenere il tempo con il piede, sentire una canzone nella testa.

Che ci venga a tutti sete, MUSICA!

mercoledì 21 aprile 2010

presidenti di Fondazioni

Oggi ho scoperto una cosa importante: anche i presidenti di Fondazioni si svegliano male, a volte.

Mi si passi il presidente minuscolo, tanto è maiuscola la Fondazione, che anche solo come metafora non fa una piega.

E che fanno, questi poveri presidenti di Fondazioni svegliati male, che fanno mentre pisciano il cane?
Se la pigliano con i ciclisti.

Brutti ciclistacci fiorentini, volete smetterla di pedalare sui marciapiedi? vi buttate una volta tanto fra le macchine e i motorini? Da bravi! Usate le piste ciclabili (e ce ne sono, parola di presidente di Fondazione). Ma che fate, andate pure contromano? Prendete le corsie dei bus: apposta per rallentarli! Usate i marciapiedi: per attentare agli attoniti pedoni!
Ma ciclistacci, ce l'avete un cuore?

lunedì 19 aprile 2010

Rivelazioni


Camminavo per Genova in preda ad astratti furori e ispirazioni quando ho incontrato

contro
l'alienazione

gioia e

insurrezione



una scritta meravigliosa in piazza Campetto, vale la pena di passarci apposta: è ispiratrice.
Brutta l'alienazione di questi giorni che ci mangiano passando e non ti puoi più non ribellare, è altro il tempo, è il tuo: perciò gioia, e insurrezione! "prender l'armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli", ma non senza gioia.

Pettirossi ghiacciati

Ti smonto un pezzo per volta,

che non resti nulla di queste bricioline

buone per i pettirossi.

Sarà fuga all'ombra della nube islandese.

Scrivo epitaffi lunari per scordare i baci.


Destino di sognatori avuto in sorte casomai

come piovesse,

idiota spada nel corazòn, raccolgo

potente ghiaccio, brucio sterpaglia e germogli.

domenica 11 aprile 2010

Saggezze


"Quando non può più lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l'andatura di cappa (il fiocco a collo e la barra sottovento) che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all'orizzonte delle acque tornate calme". (Henri Laborit, Elogio della fuga)

sabato 10 aprile 2010

Sostiene Cacucci

..che le radici sono importanti ma non siamo alberi, abbiamo le gambe e sono fatte per camminare e andare altrove.

Per radicare, poi, bisognerebbe avere terra.

Radice o terra sono le parole che ti crescono, i gesti che ti danno forma, i libri che ami leggere, le poesie che ti accompagnano.

Terra di uomini: perché ci sono uomini e no, e i non uomini ora sono tanti; perciò tocca rivoltarla e concimarla la terra degli uomini, toglierle la sete, condividere.

Pietro Ingrao in un'intervista sul Manifesto del 30 marzo a un certo punto dice: " se parliamo di fare il possibile, sono capaci tutti. Il compito della politica è pensare l'impossibile. Solo se pensi l'impossibile hai la misura di quello che puoi cambiare."
(http://www.spazioamico.it/cultura%205.htm)

I politici nostri devono aver capito male: loro pensano l'incredibile. E siccome pensano l'incredibile, ci danno la misura dei danni che vanno facendo.