venerdì 20 luglio 2012

Benigni, l'Inferno e il lavoro


Stasera Benigni mi ha fatto pensare a un poeta fiorentino, dantista stimato, che Dante avrebbe messo proprio nell'undicesimo canto, visto che un anno fa si è ammazzato. 
Mi ci ha fatto pensare perché sempre quando sento Dante penso a Massimiliano, e perché ha speso energie per ricordarci che nel lavoro siamo sostanza, e non numero, e che un paese che prende a calci il lavoro affossa se stesso.
Massimiliano Chiamenti, poeta e studioso, per mangiare vendeva i suoi libri sacri.

gianfranco folena
{di Massimiliano Chiamenti}

oggi sono agli arresti domiciliari
per così dire
perché mi sono finto malato per rabbia
e così devo attendere il medico fiscale
come dice la legge
nel mio domicilio
e la mia rabbia è infatti questa
che lo stipendio è in ritardo di quasi tre mesi
la busta paga non arriva
e quindi non ci sono più soldi
né per mangiare
né per l’affitto
né per un’ora di svago serale
e poi questo lavoro a scuola non mi piace
mi sta uccidendo dentro
odio i colleghi la preside la campanella i custodi
i registri la burocrazia la mentalità i metodi
allora mi chiudo in casa
e faccio la casalingua
unico mio contatto col mondo là fuori
questo computer dove ora scrivo
comprato al discount
dove mettere annunci in rete
vestito da donnaccia
click e attendo
e
puntualmente
il telefono suona
il campanello suona
stavolta
è uno studente di lingue straniere
tunisino
educato e ben vestito
fidanzato e figlio di papà
mi dice sei carino
e da me vuole baci carezze e sottomissione
sono così contento
che vengo quasi subito
come mi capitava da ragazzino
e tutto questo non mi sembra vero
che bastino calze parrucca bionda e rossetto
a conquistare le attenzioni dei bei ragazzi
i bei ragazzi
che quando io sono in jeans e maglietta
mi evitano accuratamente
ma è proprio così
quando gli sembro la loro mamma introita
e in privato con le tende ben chiuse
cambiano radicalmente
diventano loro stessi
mi vengono a trovare e mi adorano
sì soprattutto gli africani
snobbati dagli italiani ignoranti e paurosi
già i nordafricani
e infatti il discorso cade subito su adel
ma questo suo connazionale
è più bello più giovane più fine di adel
ma non ha il fascino torbido di adel
e spero che chiodo schiacci chiodo
ma invece noto solo le differenze
e comunque tutto fila liscio
poi
arriva puntuale la richiesta di una mancetta
ed è giusto così il più giovane è lui
vorrebbe un vocabolario di italiano
e io aristocratico decaduto povero in canna
inferiore per censo ma superiore per rango
così credono gli altri che io mi creda
lo sorprendo e il mio cucciolo sgrana gli occhi
gli regalo infatti il più bello che ho
quello perfetto e completo
a cura di gianfranco folena
e così un’altra foglia si stacca
dall’albero della mia vita accademica
e il volume sulla cultura veneta del trecento
lo venderò domani per mangiare
però mi consolo pensando
che lo studente col mio vocabolario
tutti i giorni intento a studiare la mia lingua
ricorderà me tutta nuda e la mia lingua

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