Mi sono abituata a trovare le connessioni per decidere che va cambiata la leggerezza, o la pesantezza, oppure tutte e due, e non si può credere nei sogni di quando si era piccoli perché è passata l’infanzia del sognare, il solco è tracciato, tutto si cambia ma non si può fare finta di non aver vissuto.
Non ci si può fare il problema dell’esser dimenticati o del dimenticare, bisognerebbe non dimenticare chi si è e cosa si vive assieme agli altri. Ricordarsi di sé al centro della questione spiana i dolori, come la fame; diventa primario non restare appesi alle illusioni. Tutto passa, tutto. Saremo noi a decidere cosa è stato importante e cosa è meglio lasciar andare.